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IL CICLO DELLA VIOLENZA

La violenza sulle donne è spesso circondata da un alone di disinformazione e di miti che non rispondono alla realtà. Uno di questi miti ha a che fare col ritenere che gli uomini violenti siano violenti sempre, tutto il tempo, in tutto ciò che fanno e con chiunque. Questa idea è erronea e facilmente porta a malgiudicare le donne che intrattengono una relazione sentimentale con questo tipo di uomo, quasi a vederci un “essersela cercata” o una specie di masochismo che le porta a legarsi a un “orco”.
L’altra conseguenza nefasta di questo mito è il non riuscire a comprendere come una donna possa rimanere intrappolata in una relazione violenta.
La realtà è infatti un’altra e rispecchia uno schema definito in letteratura “ciclo della violenza”, che vede l’alternarsi di tre fasi:

FASE DI CRESCITA DELLA TENSIONE

In questa fase l’uomo inizia a mostrare un atteggiamento scontroso. La sua rabbia sale di pari passo con la paura della donna, che coglie i segnali di pericolo e fa del suo meglio per prevenire l’escalation di violenza, spesso cercando di rabbonirlo, assecondarlo, sottomettendosi. L’ostilità però continua a manifestarsi, anche sotto forma di intimidazioni, denigrazioni, silenzi.

FASE DI MALTRATTAMENTO

In questa fase esplode la violenza, a partire dai pretesti più vari percepiti dal maltrattante come “colpe” della partner. Essenzialmente a precipitare la violenza è il timore di perdere il controllo sulla donna. Il maltrattante riconquista il pieno controllo della situazione; la violenza cesserà solo quando lui lo vorrà.

FASE DELLA “LUNA DI MIELE”

In questa fase il partner si mostra dolce, tenero, premuroso, fa dei regali, chiede scusa per le sue azioni e promette di cambiare, tutto purché la donna non si separi da lui. Spesso ridiventa agli occhi della donna l’uomo di cui si è innamorata, affettuoso, attento e desideroso di fare del proprio meglio per salvare la relazione. Talvolta non si verifica una vera e propria “luna di miele”, ma comunque il maltrattante offrirà una fase di “tregua”, in cui si ricomincia a vivere più tranquillamente e alla donna possono essere fatte delle “concessioni”.

Il ciclo della violenza contempla in altre parole una continua alternanza di atteggiamenti ostili e violenti con atteggiamenti opposti di cura e affettività. È esattamente questa alternanza a rappresentare la trappola da cui può diventare difficile liberarsi: lo stesso uomo che fa violenza è anche lo stesso di cui ci si è innamorate e che continua a promettere che le cose andranno meglio. Ciò fa rinascere le speranze della donna, che invece di troncare una relazione pericolosa, può decidere di dare un’altra opportunità, impegnandosi lei stessa per migliorare la situazione. Questo impegno per le donne diventa spesso un rinunciare alle proprie libertà, sottomettersi, fare tutto affinché lui non sia mai scontento, sacrificare spazi personali, restare zitta quando avrebbe invece da ridire, accettare di vivere in una relazione non alla pari.
All’interno del ciclo della violenza, la donna può arrivare a pensare di essere lei la responsabile dei comportamenti violenti del partner, inizia a pensare di non essere stata abbastanza attenta, cauta, gentile, brava, precisa, meritevole, intelligente. A lungo andare può arrivare a pensare di meritare le violenze, a causa degli errori che commette.

Cara lettrice di questa pagina, se ti ritrovi nella descrizione del ciclo della violenza, chiedi aiuto. Tu sei brava, intelligente, forte, capace, anche se ti viene fatto credere il contrario. NON MERITI LE VIOLENZE, MAI, QUALUNQUE ERRORE TU POSSA COMMETTERE!